Scuse Sincere e un Nuovo Invito alle Lezioni di Apicoltura Online!

In foto una delle mie api intenta a bottinare un fiore di Stramonio

Cari follower,

Mi rivolgo a voi con umiltà e sincerità per scusarmi del mio lungo periodo di assenza. So che molti di voi si sono chiesti cosa sia successo e perché mi sia allontanato senza dare spiegazioni. Voglio rassicurarvi che non vi ho dimenticato e che ci tengo profondamente alla nostra connessione.

La verità è che ho attraversato un momento difficile che mi ha richiesto una pausa dal mondo virtuale. Mi sono reso conto che inventare una scusa valida non solo è scorretto, ma va contro i principi di trasparenza e fiducia che voglio instaurare con voi. Perciò, desidero sinceramente scusarmi per questa mia mancanza e prometto di impegnarmi per essere più aperto e onesto in futuro.

Durante il mio tempo lontano, ho riflettuto molto sulle mie passioni e su come posso condividere al meglio con voi tutto ciò che mi appassiona. Tra queste passioni, una che mi ha sempre affascinato è l’apicoltura. Ho trascorso molto tempo a imparare e ad apprezzare l’importanza delle api per l’ambiente e per la nostra vita quotidiana.

Ora, voglio rendere questo momento di riapertura un’opportunità per voi di porre domande e di soddisfare la vostra curiosità riguardo all’apicoltura. Non importa se siete completamente nuovi all’argomento o se avete già qualche conoscenza in merito, sarò qui per rispondere a tutte le vostre domande.

Che si tratti di come avviare il proprio apiario, di come prendersi cura delle api, di come raccogliere il miele o di qualsiasi altra cosa che vi interessi, sarò a vostra disposizione per condividere le mie conoscenze e la mia esperienza.

L’apicoltura è un mondo affascinante e le api svolgono un ruolo cruciale nell’impollinazione delle piante e nella salvaguardia dell’ecosistema. Quindi, non esitate a chiedere tutto ciò che volete sapere. Sarà un piacere per me condividere con voi le meraviglie di questo affascinante mondo.

Per inviare le vostre domande, potete commentare questo articolo, inviarmi un messaggio privato o utilizzare gli altri canali di comunicazione che preferite. Prometto di rispondere a ogni domanda nel modo più esauriente possibile.

Ancora una volta, mi scuso per la mia assenza e per l’errore commesso. Spero di riuscire a riguadagnare la vostra fiducia e di continuare a condividere con voi le mie passioni e le mie conoscenze.

Grazie per il vostro supporto continuo e per la vostra comprensione.

Cordiali saluti,

Emanuele L.

Spazio Mussi o spazio d’ape antivarroa

Ciao a tutti apicoltori neofiti, professionisti e semplici curiosi, dopo tanto tempo rieccomi qui a scrivere per voi, sempre gratuitamente. Come avrete letto nel mio ultimo articolo ho avuto alcune difficoltà che mi hanno impedito di continuare, ma ho visto che il mio blog, nonostante sia stato fermo, ha ricevuto moltissime visite e per questo ora vorrei recuperare un po’ e continuare a mostrarvi i risultati dei miei test sul campo, se così vogliamo chiamarli.

Oggi parleremo dello spazio Mussi, ma vi anticipo che non è una tecnica facile da applicare per cui, se volete, consiglierei di iniziare a convertire al massimo tre dei vostri alveari, per provare a vedere come vi trovate.

Quindi semplicemente vi auguro una buona lettura.

…Che cos’è il Mussi e a cosa dovrebbe servire?

Iniziamo col dire che il dott.Francesco Mussi è un etologo, che studiando il comportamento delle api ha ideato una modifica che consiste nell’aumentare lo spazio inter-favo (cioè lo spazio compreso tra un telaio e l’altro) e che ha reso pubblico il suo brevetto alcuni anni fa. Quindi ora Mussi é anche il nome di una tipologia di conduzione basata sull’utilizzo di arnie con favi distanziati in modo specifico.

Per semplificarci la vita il grande dott.Mussi ha ideato e messo in vendita dei distanziatori in metallo, chiamati distanziatori Mussi per l’appunto, che permettono di avere ai favi di covata più distanti tra loro e i favi di scorte più vicini.

Facendo ricerche sul web su molti forum riguardo l’argomento Spazio Mussi si ottengono opinioni discordanti, cercheremo quindi di fare un po’ di chiarezza in questo articolo.

Innanzitutto i distanziatori mussi sono fatti così (vedi la foto seguente) e hanno una distanza equa e maggiorata tra tutti i telai eccetto che su quelli estremi, quelli dove le api vanno a posizionare solitamente le scorte. Questi ultimi infatti tornano ad avere la distanza convenzionale.

immagine non disponibile
Questi (in alto) sono gli unici veri distanziatori Mussi, si riconoscono dalla distanza interfavo differente tra il primi e il secondo favo e tra l’ultimo e il penultimo che sono più vicini tra loro rispetto a tutti gli altri. Spesso vengono spacciati distanziatori da melario come Mussi, fate attenzione perché poi avrete difficoltà nella gestione corretta del metodo. Il primo in basso è un distanziatore da melario, potete confrontarlo voi stessi.

distanziatori arnia
L’ultimo distanziatore è quello classico, con misure standard da nido.

Come iniziare?

Per prima cosa bisogna scegliere la famiglia che vogliamo inserire nell’arnia con i distanziatori Mussi e, per essere certi che la famiglia in questione abbia api sufficienti, deve essere prelevata da un portasciami e deve aver coperto (coperto=occupato su entrambi i lati) e lavorato tutti e 6 i  telai del nido.

Nell’arnia Mussi si inserisce, in una delle estremità, un telaino con foglio cereo e a seguire si prendono tutti i telai dal portasciami e si riportano ognuno al suo fianco, ovviamente rispettando il loro ordine e concludendo con un diaframma (il diaframma può essere autocostruito con dei fogli di pvc e un telaio vuoto, se vi interessa come costruire un diaframma fatemelo sapere nei commenti).

Come si convertono le arnie con distanziatori standard

Mettiamo di dover utilizzare questi distanziatori su arnie Dedant da 10 favi… dopo aver schiodato i distanziatori convenzionali e installato i d.Mussi questi porteranno 9 favi anziche 10.

Dovremmo poi inserire 2 diaframmi ai due estremi così da portarli a 7 favi. Questa e’ la dimensione ottimale del nido che dovrete poi mantenere per tutta la stagione.

E’ possibile iniziare a utilizzare il metodo Mussi in qualsiasi momento dell’anno, posizionando un diaframma nel primo spazio, quello più esterno, poi si posizionano i favi pieni di api negli spazi centrali seguiti dall’altro diaframma.

Una volta che le api saranno pronte a ricevere un nuovo telaio con foglio cereo, questo si potrà inserire al posto del primo diaframma e quando questo sarà stato “tirato” (tirato=lavorato) pienamente questo si spostera nel secondo spazio scalando cosi tutti i telai successivi di un posto. Nel primo spazio rimasto vuoto andra poi riposto il diaframma tolto in precedenza.

Effetti indesiderati…

La prosperosa corona di miele che si formerà sui telai del nido, potrà in alcune famiglie essere causa di ponti di cera tra i telai e ciò renderà anche impossibile riadattare i favi di Mussi in arnie o portasciami che montano distanziatori standard.

Ho riscontrato non poche difficoltà anche a utilizzare questi favi nei porta-sciami poiché i telai avevano una corona di miele che le api avevano ovviamente allargato con la conseguenza che era impossibile affiancare i telai e riadattarli ai distanziatori interni del porta-sciami.

Quindi in pratica si può passare dai distanziatori standard ai d. Mussi, ma è molto difficile tornare all’origine.

Fate attenzione perché alcuni rivenditori confondono i suddetti distanziatori per quelli da melario che ovviamente hanno la medesima distanza su TUTTE le posizioni, come vi ho già indicato nel paragrafo precedente e per questo non hanno la stessa funzionalità quando si va alla pratica.

…ma quali sono i vantaggi?

Si chiama “grooming” ed è la capacità delle api di spulciarsi, ovvero di togliersi la Varroa di dosso come fanno i cani quando si grattano, per capirci… e/o di spulciarsi reciprocamente, come fanno le scimmie, in questo caso allow-grooming o social grooming. Questo comportamento è stato studiato da alcuni ricercatori ed è molto frequente nell’ape mellifera.

Questo comportamento sembra che si sviluppi nel momento in cui le api aumentano di numero e lo spazio Mussi favorisce questa condizione perché essendoci più spazio d’ape (spazio d’ape=spazio vitale) le api cercano di colmarlo con altre api. In pratica si avranno più api rispetto a quante ce ne siano in un alveare mantenuto con i telaini convenzionali e, a detta dello studioso, si aggiungono altre mansioni che copriranno le api disoccupate.

Attenzione però, anche se il metodo Mussi può aiutare a gestire meglio la varroa, per la legge italiana i trattamenti sanitari rimangono comunque obbligatori, nonostante io non sia pienamente d’accordo con questo.

Se volete chiedermi qualcosa in più, scrivetemi pure nei commenti, sarò lieto di rispondervi.

Se avete bisogno di assistenza con i vostri alveari, da oggi potrete contattarmi via mail direttamente dal form presente nella sezione contatti.

Se trovate errori grammaticali o refusi nell’articolo perdonatemi e se potete segnalatemeli nei commenti.

Vi ringrazio per essere qui, a presto!

Emanuele L.

Nutrizione artificiale con sciroppo e nutritore a depressione fai da te

Le api possono in alcuni periodi avere la necessità di essere un aiutate con l’alimentazione artificiale,  vuoi per mancanza di fioriture o perché un recupero tardivo di uno sciame ora si ritrova senza scorte. Molti utilizzano anche lo sciroppo ai fini produttivi, alimentando circa 40 giorni prima di una grande fioritura la regina viene stimolata a produrre  molta covata e quando arriva la predetta fioritura è pronta per l’inserimento del melario.

Quest’anno trovandomi con tutti i nutritori rotti mi è stato consigliato da un amico di fare dei nutritori a depressione utilizzando un classico vaso di miele, vediamo come…

Prendiamo un vaso da conserva da 1kg e facciamo 4-5 fori al centro del tappo in metallo. I fori devono essere più piccoli possibile l’ideale è circa mezzo millimetro.

​Riempendo il contenitore con sciroppo 1:1 di acqua e zucchero (400gr+400gr nel caso utilizziate anche voi un contenitore come il tipo in foto) un cucchiaio di aceto bianco e uno di succo di limone (io metto anche 1gr di cannella in polvere per i suoi effetti antivirali) poi andiamo a chiuderlo e a capovolgerlo velocemente vedremo che la soluzione non esce, qui la cosiddetta depressione.

Il nutritore realizzato andrà così posizionato  sul foro posto nel coprifavo, mettendo un melario come cornice possiamo rimettere il tetto.

​Utilizzo questa nutrizione anche quando famiglie orfane devono farsi  le regine per stimolare le api alla produzione di pappa reale.

Non utilizzate sciroppo se non si prevedono fioriture altrimenti la covata nascente finirà per consumare tutte le scorte e morirà di fame.

Spero di essere stato chiaro e di aiuto, vi prego di lasciare un like per voi non costa nulla ma per il sito è importante. Grazie e buon proseguimento.

Risultati personali sulla sperimentazione del telaio trappola anti-Varroa

Salute a tutti amici apicoltori,

come capirete dal titolo oggi parliamo di trattamenti. Negli articoli (e anni) passati come avrete potuto leggere ho sempre rimosso Varroa utilizzando il telaio trappola a tre settori, chiamato anche TIT3 (Telaino Indicatore Trappola 3 settori) o anche telaino di Campero. Purtroppo questo metodo che vedete descritto qui in due articoli risulta molto laborioso e a volte anche inefficace perché se non avessimo produzione massiva di fuchi diventerebbe impossibile eliminare Varroa e inoltre e’ dispendioso perché si butta una parte di cera che le api faticosamente costruiscono il che non e’ poi tanto etico. Di etico oltretutto non c’è nemmeno il fatto di uccidere tutti i fuchi anche se questi infestati da Varroa sarebbero morti ugualmente. Ma lo preferivo per il fatto di non immettere nessun componente esterno, nessun prodotto chimico artificiale nei miei alveari e nemmeno naturale come l’acido ossalico, contenuto già in piccola parte nel miele. I risultati del TIT3 non mi hanno soddisfatto, le api non producono granché perché consumano molto miele per rifare la cera, e quindi alcune famiglie, circa il 20% annuo, perse per via della siccità e carenza di scorte per l’inverno perché purtroppo mi trovo in una zona agricola e coltivata in maniera intensiva dove non ci sono ampie fonti nettarifere e il cambiamento climatico di certo non agevola.

Ho deciso quindi da quest’anno di tornare al tradizionale acido ossalico (in molti siti abbreviato con la sigla AO) gocciolato invernale ed estivo con blocco di covata naturale nel primo caso. Nel successivo articolo spiegherò come e quando eseguirlo. Per il momento vi anticipo che e’ un metodo estremamente facile da eseguire in questo periodo poiché e’ consigliato che la temperatura esterna si aggiri tra 5°C e 10°C, vi spiegherò’ anche il perché, e questo metodo riesce a rimuovere tra il 95 e il 98% di Varroa presente nei vostri alveari.

Iscrivetevi al sito, lasciando la vostra mail qui affianco per ricevere l’avviso sui nuovi articoli!

Mi farebbe piacere che lasciaste una vostra opinione, critica, pensiero o domanda qui sotto nei commenti.

A presto e buon api-cultura!

E’ ora di censire i miei alveari!

BDN_2015

Per alcune regioni (italiane), dal 1º Novembre scatta l’obbligo di censire o autodenunciare il numero di alveari in vostro possesso, come accade ogni anno d’altra parte almeno qui nel Lazio…

Se non lo avete ancora fatto, dovreste sapere che e’ obbligo degli apicoltori, a prescindere dal fatto che si abbia un solo alveare o decine di alveari, pena un ammenda che varia dai 1000 ai 4 mila euro, ma non e’ solo per questo che e’ importante farlo, bensì per il semplice fatto che tutto questo serve per stimare la quantità’ di alveari presenti in Italia e in Europa, per responsabilizzare gli apicoltori al rispetto delle buone pratiche apistiche e monitorare la mortalità degli alveari e gli eventuali focolai di malattie che potrebbero danneggiare un intero comprensorio.

Dallo scorso anno inoltre sono stati riportati online tutti i dati relativi al nostro allevamento apistico, per controllare bisogna iscriversi, se volete cliccare qui per leggere il precedente articolo dove ho spiegato dettagliatamente come fare.

Vi auguro buon proseguimento, se volete potete iscrivervi questo blog per ulteriori aggiornamenti.

Saluti e buona api-cultura!

 

Anagrafe apistica, iscrizione obbligatoria

Chiunque detiene alveari, che sia uno o più’ di uno, che sia in un arnia o in un portasciami, ha l’obbligo da quest’anno di iscriversi alla BDA, Banca Dati Apistica. Pena una ammenda che varia da 1.000 a 4.000 euro oltre al sequestro degli alveari.

 

Come mettersi in regola

Recandosi presso la ASL veterinaria di appartenenza della vostra Provincia, dovrete aprire un allevamento, pagando una tantum di 50 euro attraverso un bollettino che vi rilasceranno, vi verrà in seguito assegnato il vostro CODICE ALLEVAMENTO che dovrete riportare su un cartello da fissare in prossimità del vostro apiario. Il costo per la stampa del cartello e’ a vostro carico e dovrà essere in formato A4 e riportare la seguente dicitura in stampatello con caratteri di una dimensione non inferiore ai 4 cm:

ANAGRAFE APISTICA NAZIONALE

D.M.04/12/2009

riportare qui il codice di allevamento

Se le api sono su un terreno di cui non siete proprietari legittimi, occorrerà la presenza e la firma del proprietario del fondo per la compilazione della richiesta. Ricordiamo che l’appoggio delle arnie non grava sulla rendita del terreno, pertanto state tranquilli, non ci sono tasse extra da pagare!

Una volta registrati e’ importante verificare che i vostri dati siano corretti, potete controllare loggandovi dal sito Vetinfo.sanita.it inserendo il vostro CODICE INPS e il CODICE FISCALE. Per qualsiasi errore fate rifermento alla ASL veterinaria.

Diventa obbligatorio comunicare ogni variazione sul numero degli alveari che siano in arnie o in portasciami, in entrambi i casi vanno registrati. Per agevolare la cosa potete modificare online in tempo reale il numero, ma questo comporta, per una questione di maggior sicurezza, la necessita’ di un lettore Smartcard per la lettura della vostra tessera sanitaria, potete richiederlo mandando una mail dal sito Vetinfo (operazione che richiede un paio di mesi prima che vi venga spedito il lettore) oppure (metodo più’ rapido) acquistandolo presso la Camera di Commercio o recandosi presso il CUP dell’Asl di competenza, per tale procedura occorre essere muniti di Tessera sanitaria, un documento identificativo e un indirizzo mail da associare alla tessera, preferibilmente lo stesso che avete usato per registrarvi al portale.

Perché e’ importante iscriversi

Di seguito riportiamo le motivazioni riferiteci dall’Unita’ Operativa di Apicoltura dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle regioni Lazio e Toscana.

L’allevamento delle api da miele (Apis mellifera) in Europa è una pratica che esiste da diversi millenni. In Italia la Legge n. 313 del 24 dicembre 2004, recante “Disciplina dell’apicoltura”, riconosce l’apicoltura come «attività di interesse nazionale utile per la conservazione dell’ambiente naturale, dell’ecosistema e dell’agricoltura in generale ed è finalizzata a garantire l’impollinazione naturale e la biodiversità di specie apistiche, con particolare riferimento alla salvaguardia della razza di ape italiana (Apis mellifera ligustica Spinola) e delle popolazioni di api autoctone tipiche o delle zone di confine”. Oltre al contributo dato dall’impollinazione, le api forniscono alimenti e vari prodotti quali miele, polline, pappa reale, cera e propoli; ciononostante, l’apicoltura per molto tempo non ha goduto delle stesse attenzioni che sono state riservate ad altri comparti zootecnici. Dal 2003 ci sono state segnalazioni in Europa e in America di gravi perdite del numero di colonie di api. Con l’acronimo CCD (Colony collapse disorder), nel 2006 viene indicato il fenomeno caratterizzato dalla rapida perdita della popolazione di api adulte. I fattori che concorrono alla diminuzione della popolazione delle api sono numerosi, agenti patogeni, attacchi di agenti e specie invasive, avvelenamento da pesticidi, insufficiente alimentazione, cambiamenti ambientali. Organizzazioni sanitarie europee e autorità nazionali hanno eseguito monitoraggi volti a raccogliere maggiori informazioni sulla perdita degli alveari. Nella relazione commissionata dall’Efsa “Mortalità e monitoraggio delle api in Europa” (Bee mortality and bee surveillance in europe) è emerso, che i sistemi di monitoraggio nell’Ue sono inadeguati poiché i dati sono carenti e spesso non confrontabili a livello di Stati membri.

L’emergere in Italia di nuovi scenari, quali l’infestazione da Aethina tumida e di Vespa velutina, hanno ulteriormente evidenziato l’importanza di poter disporre di informazioni circa la consistenza e l’ubicazione degli alveari, i cui dati fossero armonizzati e condivisi su scala nazionale, dunque di un’anagrafe apistica unica e aggiornata.

 

 

 

Predatore di… Varroe

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Da anni si cerca di debellare la Varroa attraverso acaricidi di sintesi, prodotti evaporanti, acidi di vario genere e altri prodotti anche naturali, ma tutti questi hanno un effetto collaterale comune: squilibrano la chimica dell’alveare con conseguenza di stress per le nostre api e per tutti i microorganismi invisibili che convivono assieme a loro.

Il telaio Campero a tre settori potrebbe essere la soluzione per alcuni, ma impossibile da utilizzare per chi ha molte casse.

Per ovviare a questi problemi dovremmo affidarci invece alla lotta integrata, che prevede l’uso di predatori naturali per debellare i parassiti.

Da varie ricerche sono giunto alla scoperta che esiste un acaro predatore che si nutre di altri acari e altri piccoli insetti.

Stiamo parlando di Hypoaspis miles, questo acaro viene già ampiamente utilizzato in Italia per l’Elicicoltura e l’allevamento di rettili e aracnidi sempre allo scopo di debellare i parassiti, mentre in Canada è da poco in uso nel settore apistico con risultati positivi.

In questo sito web inglese si dice che siano sufficienti due somministrazioni di 150ml di acari/vermiculite scossa direttamente sopra la testa dei telai, una in primavera e una a fine estate per abbassare il numero di varroe presenti e renderle inoffensive. Trattamento alquanto facile oltretutto e senza noiosi blocchi di covata.

Come vedrete più avanti l’acaro diventa inattivo sotto i 17 gradi, ma questo non accade mai all’interno di un alveare, grazie alla termo-regolazione delle api.

guarda il Video clicca qui

altre informazioni su Hypoaspis miles:

Durata sviluppo
Le femmine depongono le uova nel terreno che si schiuderanno dopo 2-3 giorni. Il ciclo vitale (da uovo ad adulto) ha una durata di 10-13 a seconda delle temperature del terreno. In media una femmina vive 34 giorni a 30°C e 90 giorni a 15°C.
Fecondità
A 30°C la femmina depone circa 1,3 uova al giorno mentre a 25°C riesce a depositarne circa 2,3.
Fattori limitanti
Diventa inattivo al disotto dei 17°C anche se è in grado di resistere a temperature inferiori.

fonti: https://evergreengrowerssupply.wordpress.com/2013/12/10/biocontrol-for-the-varroa-mite/

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Attenzione fogli cerei con paraffina

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Cari apicoltori,
per chi non lo sapesse alcune cererie tagliano la cera d’api con la paraffina, un derivato del petrolio, che se in percentuale troppo alta le api rifiutano di lavorare, cercate di acquistare cera certificata bio oppure fatevi rilasciare un foglio dove si dichiara esplicitamente che essa è esente da paraffina e fatevelo timbrare/firmare.
Oppure iniziate a costruirvi favi equatore… se avete altre idee scrivetele qui sotto…
Buona navigazione

Suggerimenti per prepararsi al recupero degli sciami dispersi

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Ciao a tutti, apicoltori e non,

Il recupero degli sciami è un ottimo metodo per riuscire ad espandere il vostro apiario in minor tempo.In questo articolo vi spiegherò molto brevemente come in questi anni mi sono organizzato per recuperare gli sciami naturali nella mia zona, spero possa esservi d’aiuto.

Per prima cosa ho iniziato già dal mese di Febbraio mettendo annunci sui vari siti di annunci online, quelli  piu’ famosi, che permettono di inserire annunci gratuitamente.

Successivamente ho contattato i vigili del fuoco e le associazioni di protezione civile del mio comune, dopo aver trovato i numeri di telefono delle varie sedi sempre attraverso il web, lasciando loro il mio recapito in caso che ricevano chiamate.

Infine quest’anno ho avuto l’idea di creare un gruppo con un un’applicazione di messaggistica GRATUITA per smartphone molto comune e, dopo aver contattato gli apicoltori della mia zona, ci siamo messi in collegamento creando un gruppo, nel quale possiamo delegarci i recuperi nel caso uno di noi sia impegnato e non può effettuare il recupero, quindi con un semplice commento può indicare la zona e il numero per contattare la persona in difficoltà, per poi finire con una trattativa riservata che sia gratuita o a pagamento, in base alla difficoltà del recupero, sarà il cliente a decidere se accettare o no.

Potete fare lo stesso anche voi e recuperare così molte famiglie ad un prezzo irrisorio, ma attenzione alle malattie, la maggior parte di queste si può intercettare osservando la composizione e il colore della covata se è presente anche il favo, altrimenti potete affidarvi solamente allo stato delle api operaie, se hanno deformità, o ali a K allora lasciatele dove sono. Un altro consiglio è di lasciar perdere le famiglie che hanno sciamato tardivamente rispetto alle altre, probabile che abbiano avuto qualche problematica.

Ricordo che recupero delle api è molto importante, perché spesso succede che alcune persone che si sentono minacciate da questi insetti e per paura tentano di ucciderle con veleni, ma a volte succede che avvicinandosi e infastidendole troppo vengano punte il che può essere molto pericoloso se il soggetto è allergico può andare in shock anafilattico. Un altro motivo è che se evitiamo di disperdere gli sciami possiamo in gran parte evitare anche il diffondersi delle malattie apistiche o evitare che gli sciami naturali muoiano nel caso finiscano in zone inquinate da pesticidi.

Le api sono gli insetti impollinatori per eccellenza, bisogna salvaguardarle.

PS se vi trovate nei comuni di Latina o Roma posso aggiungervi al mio gruppo, basta inviarmi la richiesta CLICCANDO QUI e inserendo il vostro numero di telefono.

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Un alleato nella lotta alla Varroa e contro la mosca olearia

Oggi vi presento un pianta spontanea che si sta rivelando molto utile per l’olivicoltura e apicoltura, che forse avete già visto di sfuggita in qualche fosso a bordo strada o in campagna.

Questo arbusto perenne, chiamato Inula viscosa o Enula bacicci ha origine nella macchia Mediterranea e può facilmente raggiungere gli 80 cm di altezza. E’ caratterizzato da piccoli fiori gialli e grazie alla sua grande capacità infestante è oramai presente in molte campagne incolte d’Italia e d’Europa. E’ una pianta sempreverde appartenente alla famiglia delle Asteraceae. L’impollinazione è entomogama, ciò significa che è una pianta gradita agli insetti impollinatori. E’ una pianta poco esigente e riesce a sopravvivere in condizioni estreme come terreni poveri, siccitosi, calcarei, argillosi, pietrosi e soprattutto incolti e abbandonati, per questo è una pianta facile da coltivare se volete. Il fusto è circondato dalle foglie ruvide e germogli vischiosi che emanano uno sgradevole odore resinoso che tiene lontani gli animali erbivori e molti insetti nocivi.

L’odore pungente che viene prodotto dallo sfregamento delle foglie, degli steli e dai boccioli sembra creare disorientamento nelle varroe. Infatti da alcune sperimentazioni fatte dal biotecnologo Dr. Domenico Prisa,  risulterebbe che semplicemente posizionando un numero cospicuo di rametti di questa pianta sotto il coprifavo abbia un effetto di caduta varroa pari al famoso api-bioxal della durata di 4 giorni, ovviamente il periodo è breve ma non presenta alcun effetto nocivo per le nostre api, al contrario degli effetti corrosivi che provoca l’api-bioxal. Se vi interessa potete vedere direttamente sul Suo sito (al seguente link) il metodo di trattamento e la sperimentazione.

Al momento personalmente non ho ancora provato, ma sto dedicando il mio tempo alla coltivazione di questa pianta dalle notevoli proprietà officinali e antiparassitarie (dimostrate nei link a fine pagina) utilizzate soprattutto in passato lasciate poi in disparte a causa della medicina convenzionale (venne utilizzata nella medicina popolare essenzialmente per curare i disturbi del fegato, come analgesico, antinfiammatorio, antipiretico, antielmintico e antifungino.

Possiamo piantarla o seminarla attorno al nostro apiario per aumentare la biodiversità visto la grande capacità attrattiva di questa pianta nei confronti dell’entomofauna. Sembra ormai provato infatti che sia luogo di riparo anche per l’Eupelmus urozonus, un parassitoide polifago degli Imenotteri Calcidoidi che svolge 2-3 generazioni all’anno sulla mosca delle olive. L’Eupelmus è il più attivo antagonista naturale della mosca delle olive.

Per concludere questa pianta contribuisce alla produzione nella tarda estate e in autunno di miele millefiori e, in zone di forte diffusione, miele monoflora anche se poco apprezzato dal mercato sia per il sapore sia per la cristallizzazione irregolare, ma comunque ottimo il periodo di fioritura per assicurare le scorte di invernamento per le nostre api. L’unica attenzione da fare è se avete piante di corbezzolo, poiché le api potrebbero bottinare entrambe le piante nello stesso periodo e ”inquinare”, per così dire, il pregiato miele di corbezzolo con nettare e polline di Inula.

L’Inula viscosa è conosciuta con svariati nomi a seconda della sua posizione geografica: Enula cepittoni vischiosa, Enula bacicci, Cupularia viscosa, Dittrichia viscosa, Ceppica, Ceppula, Prucara, Pruteca, Ceppita, Ceppitone, Cespita, Erba puzza, Erba vischio, Melacciola, Melajola, Melangola, Scepita, Tignamica, Erba della Madonna, Erba di Ciucci, Mastirascia, Paparacchio, Pruteca, Putica, Erba da Pruxe, Gnasca, Nasca, Pulegara. Sarzana, Scarafazzen, Cote de volpe, Piscia pantone, Bistorno, Arangella, Arzunella, Canta Canta, Crizza, Erba per i tagli, Pulicara, Brucara, Erva di maisi, Prucarà, Pulicara majuri, Pulicaria, Vulcara, Pulicarra, Frissa, Frisa, Frisia, Erba da Mosca, Brucara, Erva mais

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